Categoria: Energia

Etichette energetiche: le norme che i rivenditori devono rispettare

Etichette energetiche: le norme che i rivenditori devono rispettare

Già dal 1998, in Italia così come in altri Paesi europei, molti elettrodomestici devono essere obbligatoriamente accompagnati dall’etichetta energetica di riferimento.

Apparecchi come la lavatrice, il frigorifero, il forno, gli impianti termici o il condizionatore dell’aria consumano una quantità enorme di energia elettrica, diventando, di conseguenza, nocivi per l’ambiente.

Le etichette energetiche, o energy label, ci informano sulle caratteristiche e i consumi energetici di ciascun elettrodomestico, permettendoci di scegliere tra uno o l’altro modello.

Al prodotto in questione viene attribuita una classe di efficienza energetica che lo classifica come molto o poco dispendioso. L’unità di misura è una scala valoriale composta da frecce colorate che vanno dalla lettera A+++ (altamente efficiente) alla lettera G (scarsamente efficiente).

L’etichetta riporta anche informazioni riguardo il consumo annuo di energia elettrica in kWh, oltre a indicare i consumi che riguardano i vari prodotti nello specifico. Ad esempio, sull’etichetta della lavatrice ci sarà l’icona che rivela il consumo di acqua e la capacità di carico in litri o in kili.

Con il proposito di rendere il documento più comprensibile e chiaro, negli anni, la normativa sulle etichette energetiche è stata modificata più volte, e si ipotizzano ulteriori ritocchi!

L’energy label ha fino ad ora apportato miglioramenti di tipo ambientale ed economico, e si ipotizzano ulteriori progressi. La Commissione Europea stima che questo metodo apporterà un risparmio significativo fino a 38 TWh all’anno entro il 2030.

Grazie all’etichettatura energetica il consumatore può risparmiare denaro contribuendo anche alla riduzione dell’impatto ambientale. Un’ottima opportunità che garantirebbe maggiore efficienza energetica ed economica!

Tuttavia, sono state registrate molte infrazioni da parte dei rivenditori e distributori. Coloro che immettono nel mercato gli elettrodomestici (o che li promuovono) dovrebbero rispettare alcune norme e farlo correttamente. Vediamo insieme di che si tratta!

Le disposizioni per i negozi fisici

I rivenditori nei negozi fisici devono assolutamente rispettare alcune disposizioni, affinché le etichette energetiche compiano il loro lavoro, ovvero quello di informare e orientare correttamente gli acquirenti.

Prima di tutto, i documenti che ci informano sul dispendio energetico devono essere visibili dai clienti e quindi ben esposti. Ergo: fissare l’energy label all’interno del frigorifero in vendita, ad esempio, è totalmente inutile, oltre che illegale.

Inoltre, le frecce che indicano l’efficienza energetica hanno, come abbiamo anticipato, dei colori ben precisi. Sarà grazie all’immediatezza grafica ottenuta con la colorazione che scopriremo quanto consuma il condizionatore che stiamo per acquistare.

Per questo motivo, i colori non possono essere riprodotti o alterati. I rivenditori devono utilizzare soltanto il formato originale della scala valoriale: l’etichetta esposta deve avere quella sfumatura di rosso e quella di verde!

Anche i negozi online devono rispettare le norme

Oggigiorno l’e-commerce non è più una novità: i negozi online devono comportarsi come quelli offline. Dal 2015 è obbligatoria l’esposizione completa delle etichette energetiche per tutti i nuovi prodotti in vendita online.

I rivenditori online possono scegliere di inserire o l’immagine completa dell’etichetta o l’icona della classe energetica a cui appartiene il prodotto specifico, dalla quale, poi, è possibile accedere tramite un link all’immagine completa dell’etichetta.  La lettera che indica l’efficienza energetica deve essere tanto grande quanto il prezzo!

Oltre a ciò, così come per i negozi fisici anche per quelli virtuali vale la regola sulla colorazione: non è possibile sbizzarrirsi con le diverse sfumature dei colori che indicano il livello di efficienza energetica del prodotto. La tonalità devono essere sempre rispettate.

È importante adeguarsi a queste regole, prima di tutto perché in questo modo gli acquirenti possono farsi un’idea reale del consumo energetico che andranno ad affrontare comprando quell’elettrodomestico specifico, e poi anche perché i trasgressori saranno puniti a norma di legge.

L’Italia non promuove abbastanza l’energia geotermica

L’Italia non promuove abbastanza l’energia geotermica

Secondo il GSE (Gestore dei Servizi Energetici), l’Italia è tra i Paesi europei che più usufruiscono delle energie rinnovabili. Nel 2018, infatti, il Bel Paese ha superato il target stabilito per il 2020 dalla Direttiva 2009/28/CE.

Con quest’ultima, si sfidava l’Europa a coprire il 17,0 % dei consumi finali lordi con fonti energetiche rinnovabili, quali idroelettrica, solare, eolica, bioenergie e geotermica. L’Italia ha raggiunto il 17,8 %.

La produzione di energia idroelettrica, eolica e solare è molto ricca. La prima produce il 41% dell’energia complessiva rinnovabile di cui il Paese ha bisogno. È, senza ombra di dubbio, la fonte trainante: in Italia ci sono circa 4.300 impianti che ogni anno generano 46 TWh.

Anche l’eolico è in rapida crescita: sono circa 5.645 gli impianti eolici in Italia, e la maggior parte si trovano al sud (con il primato della Puglia). L’energia ricavabile dai raggi solari, infine, rappresenta un’altra fonte energetica alternativa inesauribile e a basso impatto ambientale: gli impianti fotovoltaici e quelli solari termici sono in continua espansione su tutto il continente, e l’Italia non rappresenta un’eccezione.

Insomma, un quadro della situazione quasi perfetto, no? siamo sul punto di dimenticare i combustibili fossili! Più o meno! dobbiamo ancora migliorare molto, soprattutto sul fronte energia geotermica. Rispetto alle altre FER (Fonti Energetiche Rinnovabili), la geotermica è quella di cui ci serviamo di meno.

La geotermica appare solo nei titoli di coda

Nel 1904, l’Italia è stato il primo Paese a produrre elettricità sfruttando il vapore del sottosuolo. A Lardello, in provincia di Pisa, apparve il primo generatore geotermico.

Da quel momento in poi, in Toscana non si è più smesso di pensare all’energia geotermica come un’eccellente risorsa per ridurre l’inquinamento ambientale. Insomma, possiamo affermare tranquillamente che l’Italia è la madre dell’energia che sfrutta il calore della Terra.

La fonte energetica rinnovabile made in Italy, però, è anche quella meno acclamata e meno promossa!

Secondo il GSE, nel 2019 si è arrivati a investire soltanto 103 milioni di euro, ovvero lo 0.9% della totalità degli incentivi destinati all’energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili.

Lo sviluppo di questo tipo di tecnologia procede, infatti, a passo di lumaca: ormai l’Italia non è più la culla della geotermica! Come mai siamo così diffidenti nei confronti dei benefici del calore terrestre?

In primo luogo, perché l’attività pare essere tutt’altro che economica. Le perforazioni sono molto profonde e impegnative.

Scavare un pozzo per ottenere energia geotermica significa investire una bella somma di denaro di gran lunga superiore a quella che si spende per la perforazione di pozzi necessari alla costruzione di centrali eoliche e solari. In secondo luogo, i cittadini che vivono nei pressi degli impianti non accolgono l’idea con molto entusiasmo.

Infatti, le sostanze ad alta temperatura che vengono estratte dal sottosuolo, oltre a emanare un odore sgradevole, rilasciano gas che contengono mercurio, arsenico, anidride solforosa e ammoniaca. Siamo sicuri che non c’è soluzione a questo inconveniente?

Il calore del sottosuolo e la sostenibilità

Nonostante i difettucci a cui abbiamo fatto riferimento, l’energia geotermica continua ad essere un’importante alternativa che può agevolare un atteggiamento sostenibile e uno stile di vita green.

Anche l’energia ricavata dal calore, infatti, sfrutta (come le altre energie rinnovabili) dei bacini inesauribili. Le sue risorse sono indipendenti dalle condizioni climatiche e dalle stagioni: si tratta di fonti costanti e sempre disponibili!

Inoltre, non comporta le emissioni di sostanze nocive, né di anidride carbonica. L’energia che ne ricaviamo è assolutamente pulita e non inquinante.
Infine, gli impianti geotermici sono completamente silenziosi, per questo, non costituiscono fonte di inquinamento acustico.

In ultima analisi, se l’Italia investisse di più su quei grandi operatori industriali che sarebbero pronti a sostenere le spese dei sistemi geotermici, e se si riuscissero a individuare dei punti di costruzione tattici, ci troveremmo in una posizione ulteriormente vantaggiosa per lo sviluppo sostenibile.

Per una vita ancor più ecologica, bisogna familiarizzare un po’ di più anche con l’energia ricavabile dal sottosuolo.

Pannelli solari: perché installarli nella propria casa

Pannelli solari: perché installarli nella propria casa

I pannelli solari, o fotovoltaici, sono dei moduli che una volta assemblati trasformano l’energia del sole in energia elettrica pulita e facilmente rinnovabile.

Anche se comunemente si crede il contrario, possono essere installati in qualunque tipo di abitazione che presenti spazio sufficiente per poter piazzare i moduli, solitamente sfruttando lo spazio disponibile sul tetto o integrando i pannelli nel tetto stesso. In alternativa, è possibile installarli sulla facciata, sul terrazzo o addirittura per terra, purché siano esposti verso sud e non siano in ombra.

Non solo le abitazioni singole, ma anche i condomini possono disporre di un impianto fotovoltaico, purché tutti i condomini siano d’accordo.

Vantaggi economici

Gli impianti fotovoltaici permettono di ottenere una buona indipendenza energetica, ma richiedono un investimento economico di partenza che può variare dai 3.000 ai 15.000 euro, comprensivi di consulenza preliminare, pannelli solari, installazione, cavi e strutture di supporto, batterie per l’accumulo dell’energia solare e assicurazione, per proteggere l’impianto da eventuali guasti dovuti ai fenomeni naturali. Oltre a questa somma iniziale, è bene comunque tenere conto dei successivi costi di manutenzione.

Per quanto la cifra finale risulti elevata, ci sono delle agevolazioni fiscali per chi si converte al fotovoltaico. La bolletta della luce è soggetta a un calo drastico dovuto alla fonte di energia autonoma di cui si dispone, ma anche quella del gas potrebbe diminuire. L’energia proveniente dai pannelli può essere infatti impiegata anche per ottenere dell’acqua calda, utile sia per uso domestico che per integrare il riscaldamento a pavimento delle abitazioni.

Grazie all’abbassarsi delle spese legate a gas e corrente, il costo dei pannelli solari viene ammortizzato nel giro di cinque-dieci anni.

La vita di un impianto fotovoltaico è di circa vent’anni, anche grazie all’assenza di componenti in movimento che rischiano di danneggiarsi facilmente. Questo periodo di tempo può espandersi di molto se viene svolta una regolare pulizia e una manutenzione annuale dell’impianto, ma anche gli impianti senza manutenzione durano almeno quindici anni, un periodo comunque sufficiente per recuperare l’investimento iniziale.

Inoltre, un immobile in cui è installato un impianto fotovoltaico aumenta il proprio valore di mercato grazie al miglioramento di classe energetica.

Vantaggi ecologici

Molte persone sentono la responsabilità di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente tramite le piccole azioni quotidiane.  I pannelli solari possono essere una valida scelta per porre un freno al proprio impatto ambientale; producono infatti una forma di energia alternativa inesauribile ed ecosostenibile, che non comporta la produzione di anidride carbonica e contribuisce a ridurre il consumo di combustibili fossili, contrastando l’effetto serra e il rischio di surriscaldamento globale. Inoltre, se si usa il fotovoltaico per ottenere acqua calda e riscaldamento, si ottiene anche un notevole risparmio di metano.

La presenza di pannelli solari non ha alcuna conseguenza sulla salute degli esseri umani, della fauna o della flora, pertanto il loro utilizzo è completamente sicuro.

Alla fine del suo ciclo vitale, un pannello può essere riciclato in percentuali variabili dal 80% al 95%, a seconda del tipo; dai processi di riciclo possono essere ottenuti vetro, metallo e silicio.

Vivere meglio consumando e spendendo meno: risparmiare energia elettrica in casa

Vivere meglio consumando e spendendo meno: risparmiare energia elettrica in casa

Nel corso degli ultimi anni si è rilevata una sempre maggiore sensibilizzazione verso il tema del risparmio energetico.

Le aziende di elettrodomestici producono ormai modelli specificamente studiati per ridurre i consumi, le compagnie di fornitura energetica propongono soluzioni su misura in base alle abitudini, famiglie e individui sono sempre più attenti e pro-attivi verso un utilizzo più responsabile dell’energia.

Che questo crescente interesse sia dettato dall’attenzione per l’ambiente o, più semplicemente, da una (legittima) preoccupazione per il portafoglio, non si può dire. Quello che conta è che si sta sviluppando e concretizzando un atteggiamento comune volto a ottimizzare usi e consumi dell’energia elettrica, con immensi benefici a livello di impatto globale.

Una casa a prova di bolletta: gli interventi strutturali

Quando si parla di riduzione di consumi di energia, immediatamente si pensa alla luce inutilmente accesa in una stanza vuota.

Per quanto questo sia assolutamente vero – e sia quindi un atteggiamento da evitare – la situazione è ben più complessa e sono diversi gli aspetti da considerare e i comportamenti da tenere.

Indubbiamente un primo passo per ridurre i costi, e’ valutare attentamente la propria abitazione e gli interventi “pro-risparmio” che si rendono necessari.

Infatti spesso bisogna partire dall’analisi delle strutture della casa e dei suoi impianti per  capire che proprio lì risiedono i principali sprechi e i potenziali tagli ai consumi.

Caldaia/scaldabagno/climatizzatore a pompa di calore. Gli impianti di riscaldamento con più di 15 anni sono “obsoleti” e causa di sprechi energetici e consumi maggiori. Una scelta adeguata di soluzioni nuove e ad alta efficienza incide notevolmente sul risparmio.

Soffitti/pareti/infissi. Fonte di grande consumo energetico, queste tre strutture possono portare risultati significativi nell’ambito del risparmio se sistemate in maniera utile e pro-riduzione di energia. Soffitti e pareti adeguatamente “ritoccati” possono infatti contribuire a concentrare il calore laddove necessario, evitando inutili dispersioni e conseguenti utilizzi impropri di energia. Tema che diventa cruciale nelle case indipendenti o nelle abitazioni agli ultimi piani.

Anche gli infissi si rivelano importanti in questo contesto: serramenti in pvc con doppi vetri basso emissivi difendono dal rumore, riducono l’effetto condensa e riparano dal caldo. Decisamente meglio degli infissi tradizionali.

Valvole termostatiche. Con un semplice meccanismo di apertura e chiusura della circolazione dell’acqua nei radiatori, le valvole consentono di regolare la temperatura dei caloriferi per mantenere il calore costante in ogni stanza. In una casa riscaldata secondo necessità, si paga solo il calore che occorre.

Dal macro al micro: piccoli gesti quotidiani

Passati in rassegna gli interventi da fare a monte, una particolare attenzione va data agli atteggiamenti e alle azioni quotidiane, che, se ripetuti in maniera costante e responsabile, possono sicuramente contribuire ad una riduzione dei consumi.

Ecco allora che l’uso degli elettrodomestici diventa più “razionale”: lavatrice e lavastoviglie vengono utilizzate solo a pieno carico e a basse temperature, l’acqua calda e’ in funzione solo quando realmente serve (cruciale questo in presenza di scaldabagno elettrico), il freezer viene sbrinato spesso e il frigorifero aperto solo quando realmente necessario. Il forno viene acceso per “inforni multipli”, ottimizzando quindi la sua funzione, il riscaldamento si tiene tra i 18 e 20 gradi e si utilizzano gli elettrodomestici solo quando non si può farne a meno: perché usare l’asciugatrice in una bella giornata di sole? (spazio permettendo, ovviamente).

Non da ultimo, vale la pena di ricordare i consigli della nonna, validi e sempre attuali. E quindi coprire la pentola per far bollire prima l’acqua e usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti. Spegnere la caffettiera quando e’ a metà attività (e il caffè sta già uscendo), così come forno o piastre qualche minuto prima della fine della cottura.

Del resto si sa, in fatto di risparmio le nonne sono probabilmente le consulenti più esperte a cui rivolgersi.

Scegliere energia verde per casa? Non è facile come sembra

Scegliere energia verde per casa? Non è facile come sembra

Solo qualche anno fa essere “green” era prerogativa di pochi: fare scelte ecosostenibili costava, le alternative “verdi” erano quasi sempre più costose di quelle tradizionali, in tutti i settori. Le cose sono cambiate però e oggi, fortunatamente, possiamo fare scelte consapevoli in materia ambientale in molti ambiti della nostra vita, contribuendo a salvaguardare la salute del pianeta su cui viviamo.

Un settore cruciale è quello energetico. Consumiamo tantissima energia ogni anno, a livello individuale e su scala mondiale; si stima che il consumo globale di energia crescerà di quasi il 50% entro il 2050. Scegliere energia verde per la casa è dunque raccomandabile e può contribuire a ridurre le emissioni globali di gas serra; l’energia elettrica è quella più facilmente ricavabile da fonti rinnovabili come l’energia solare, quella idroelettrica e quella eolica.

Energia elettrica “green”… o quasi

A livello di produzione nazionale di energia elettrica, le fonti rinnovabili in Italia pesano per il 40% del totale, secondo quanto comunicato dal Gestore dei Servizi Energetici-GSE relativamente all’energia elettrica immessa in rete per il 2018. Le fonti rinnovabili sono -di poco- in testa: il gas naturale è al 39% e il carbone al 12%. Le nostre scelte individuali possono dunque essere importanti per orientare la produzione futura.

La prima e più semplice scelta per una casa più “green” è quella di optare per un contratto di fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’offerta sul mercato non manca e i prezzi sono ormai concorrenziali. Attenzione però: non tutto ciò che è verde sulla carta lo è realmente nella pratica. Tutto dipende dal mix energetico del fornitore, che indica da quali fonti e in che percentuali ricava l’energia che ci fornisce.

Il sistema di compensazione delle emissioni inquinanti

Molti contratti “100% green” dispongono in realtà di un mix energetico in cui le fonti rinnovabili rappresentano la percentuale minore. Ciò è legale: i venditori di energia compensano le emissioni di gas serra causate dalla produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili tramite l’acquisto di Garanzie di Origine (GO) dai produttori di energia rinnovabile. La GO è una certificazione che attesta che un MWh di energia elettrica è stato realmente prodotto da fonti rinnovabili.

L’energia elettrica consumata da una singola casa, dunque, può essere prodotta da una centrale elettrica a carbone (fonte non rinnovabile e inquinante) ma verrà “compensata” da quella rinnovabile e pulita prodotta un altro impianto.

Se ciò non vi piace potete decidere di produrre energia pulita da soli, tramite un impianto a energia solare o un impianto eolico domestico. Nel primo caso, il surplus di energia prodotta si può vendere alla rete elettrica nazionale.

Geotermia: calore dal sottosuolo

Con una disponibilità economica maggiore si può fare un passo in più e scegliere l’energia geotermica per il riscaldamento della propria casa. Un impianto geotermico scambia calore con il sottosuolo ed è in grado quindi di riscaldare casa in inverno ma anche di raffrescarla in estate, oltre che di produrre acqua calda sanitaria. Gli sviluppi della tecnologia hanno permesso di recente di realizzare impianti geotermici ad emissioni zero, una strada da seguire.