L’Italia non promuove abbastanza l’energia geotermica

Secondo il GSE (Gestore dei Servizi Energetici), l’Italia è tra i Paesi europei che più usufruiscono delle energie rinnovabili. Nel 2018, infatti, il Bel Paese ha superato il target stabilito per il 2020 dalla Direttiva 2009/28/CE.

Con quest’ultima, si sfidava l’Europa a coprire il 17,0 % dei consumi finali lordi con fonti energetiche rinnovabili, quali idroelettrica, solare, eolica, bioenergie e geotermica. L’Italia ha raggiunto il 17,8 %.

La produzione di energia idroelettrica, eolica e solare è molto ricca. La prima produce il 41% dell’energia complessiva rinnovabile di cui il Paese ha bisogno. È, senza ombra di dubbio, la fonte trainante: in Italia ci sono circa 4.300 impianti che ogni anno generano 46 TWh.

Anche l’eolico è in rapida crescita: sono circa 5.645 gli impianti eolici in Italia, e la maggior parte si trovano al sud (con il primato della Puglia). L’energia ricavabile dai raggi solari, infine, rappresenta un’altra fonte energetica alternativa inesauribile e a basso impatto ambientale: gli impianti fotovoltaici e quelli solari termici sono in continua espansione su tutto il continente, e l’Italia non rappresenta un’eccezione.

Insomma, un quadro della situazione quasi perfetto, no? siamo sul punto di dimenticare i combustibili fossili! Più o meno! dobbiamo ancora migliorare molto, soprattutto sul fronte energia geotermica. Rispetto alle altre FER (Fonti Energetiche Rinnovabili), la geotermica è quella di cui ci serviamo di meno.

La geotermica appare solo nei titoli di coda

Nel 1904, l’Italia è stato il primo Paese a produrre elettricità sfruttando il vapore del sottosuolo. A Lardello, in provincia di Pisa, apparve il primo generatore geotermico.

Da quel momento in poi, in Toscana non si è più smesso di pensare all’energia geotermica come un’eccellente risorsa per ridurre l’inquinamento ambientale. Insomma, possiamo affermare tranquillamente che l’Italia è la madre dell’energia che sfrutta il calore della Terra.

La fonte energetica rinnovabile made in Italy, però, è anche quella meno acclamata e meno promossa!

Secondo il GSE, nel 2019 si è arrivati a investire soltanto 103 milioni di euro, ovvero lo 0.9% della totalità degli incentivi destinati all’energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili.

Lo sviluppo di questo tipo di tecnologia procede, infatti, a passo di lumaca: ormai l’Italia non è più la culla della geotermica! Come mai siamo così diffidenti nei confronti dei benefici del calore terrestre?

In primo luogo, perché l’attività pare essere tutt’altro che economica. Le perforazioni sono molto profonde e impegnative.

Scavare un pozzo per ottenere energia geotermica significa investire una bella somma di denaro di gran lunga superiore a quella che si spende per la perforazione di pozzi necessari alla costruzione di centrali eoliche e solari. In secondo luogo, i cittadini che vivono nei pressi degli impianti non accolgono l’idea con molto entusiasmo.

Infatti, le sostanze ad alta temperatura che vengono estratte dal sottosuolo, oltre a emanare un odore sgradevole, rilasciano gas che contengono mercurio, arsenico, anidride solforosa e ammoniaca. Siamo sicuri che non c’è soluzione a questo inconveniente?

Il calore del sottosuolo e la sostenibilità

Nonostante i difettucci a cui abbiamo fatto riferimento, l’energia geotermica continua ad essere un’importante alternativa che può agevolare un atteggiamento sostenibile e uno stile di vita green.

Anche l’energia ricavata dal calore, infatti, sfrutta (come le altre energie rinnovabili) dei bacini inesauribili. Le sue risorse sono indipendenti dalle condizioni climatiche e dalle stagioni: si tratta di fonti costanti e sempre disponibili!

Inoltre, non comporta le emissioni di sostanze nocive, né di anidride carbonica. L’energia che ne ricaviamo è assolutamente pulita e non inquinante.
Infine, gli impianti geotermici sono completamente silenziosi, per questo, non costituiscono fonte di inquinamento acustico.

In ultima analisi, se l’Italia investisse di più su quei grandi operatori industriali che sarebbero pronti a sostenere le spese dei sistemi geotermici, e se si riuscissero a individuare dei punti di costruzione tattici, ci troveremmo in una posizione ulteriormente vantaggiosa per lo sviluppo sostenibile.

Per una vita ancor più ecologica, bisogna familiarizzare un po’ di più anche con l’energia ricavabile dal sottosuolo.

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